Durante la puntata settimanale di ”Minuti di Gloria” in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Radio Ticino Pavia (91.8 o 100.5), abbiamo intervistato Paolo De Chiesa, ex sciatore e commentatore tecnico per Raisport: ecco la sua opinione riguardo alle finali di Coppa del Mondo di Aspen, e alla fantastica stagione di Sofia Goggia e degli altri azzurri.

Un’istantanea del Paolo De Chiesa atleta: l’attuale commentatore tecnico è stato uno dei protagonisti della ”valanga azzurra”, con 12 podi in CdM

SCI ALPINO: PAOLO DE CHIESA INTERVIENE AI MICROFONI DI ”MINUTI DI GLORIA”

Paolo De Chiesa è il classico personaggio che non ha bisogno di presentazioni: nato nel 1956 a Saluzzo (CN), l’ex sciatore diventerà ben presto il più giovane esponente della ”valanga azzurra”, e uno sciatore di calibro internazionale. Il primo podio di Paolo arriva nel dicembre 1974, e nello slalom speciale, la specialità che accompagnerà tutta la sua carriera: è proprio la stagione 1974-75 la migliore di Paolo, che resterà in attività fino ai 30 anni e si ritirerà nel 1986. In tutto, l’ex slalomista ha collezionato 12 podi in Coppa del Mondo (quattro volte 2°, 8 terzi posti) e 50 piazzamenti nella top-10, senza riuscire mai a conquistare il successo: e non per demeriti suoi, bensì per la sfortuna che l’ha visto capitare in una ”nidiata” ricca di campioni, con avversari del calibro di Stenmark, Girardelli e Zurbriggen. I Mondiali hanno riservato a De Chiesa un 4° posto a Schladming 1982 e il 6° a Bormio 1985, mentre le due esperienze olimpiche di Paolo (Lake Placid 1980 e Sarajevo 1984) si sono concluse con altrettante e brucianti uscite nella prima manche: ma torniamo al presente, e ad una carriera di commentatore per la Rai e Raisport che è iniziata nel 1993, e prosegue tuttora. De Chiesa ha commentato moltissime gare e visto passare molte generazioni di campioni, e nell’intervista durante la nostra trasmissione ”Minuti di Gloria” ha analizzato il momento dello sci alpino italiano, i risultati delle finali di CdM di Aspen e le prestazioni degli ottimi Sofia Goggia, Peter Fill e Dominik Paris: ecco le sue parole ai nostri microfoni.

IL TEAM EVENT, GLI STORICI 40 PODI IN STAGIONE, LA VELOCITÀ AZZURRA E SOFIA GOGGIA: L’ANALISI DI PAOLO DE CHIESA

Ciao Paolo, partiamo dall’ultima gara che hai commentato, il Team Event: l’Italia è arrivata 4a, ha vinto la Svezia. Raccontaci un po’ com’è andata…

”Beh insomma, diciamo che il Team Event non mi fa saltare sul divano dalla gioia: è una gara strana, a squadre, che non conta tantissimo, però è stata divertente. Ha vinto la Svezia, che è fortissima in questa specialità (forte di uno stile ”insolito” nell’affrontare le porte: Hargin le abbatte letteralmente, un atteggiamento che ha suscitato l’ironia social) e ha battuto la Francia campione del mondo in semifinale e la Germania in finale. I francesi hanno poi battuto l’Italia che è così arrivata quarta, precedendo però l’Austria: mal comune mezzo gaudio, ma continuiamo a marcare visita in una specialità che sembriamo proprio non gradire”.

Italia che viene da un record storico, raggiunto giovedì, di 40 podi in una stagione di Coppa del Mondo: abbiamo battuto i 38 podi del 1996-97, una stagione nella quale commentavi già. È un risultato storico, che però ha come contraltare l’unica medaglia iridata: si può dire che l’Italia soffra di ”ansia da prestazione” ai Mondiali?

”Certo, sono in Rai dal 1993 e commentavo già da qualche anno. Ansia da prestazione? L’ho sentito dire da più parti, però confuterei questa tesi, per il semplice motivo che è arrivata l’altroieri la dimostrazione dell’esatto contrario, coi nostri che hanno reagito come si deve sotto pressione, comportandosi da grandi campioni: Peter Fill aveva la pressione di un palazzo sulla schiena, eppure ha chiuso 2° ed ha messo alle sue spalle Jansrud che è arrivato 11°, vincendo la Coppa di discesa, in quella che è la specialità regina. Ha ottenuto un risultato fantastico, e ci tengo a dire che Mondiali e Olimpiadi sono gare di un giorno: a volte vincono degli outsider e non arrivano i risultati attesi, poi certo, spesso vincono i più forti come Hirscher e la Shiffrin, fuoriclasse assoluti che hanno fatto valere le loro doti. Però è anche vero che Pinturault, che quest’anno è andato fortissimo ed ha battuto anche Hirscher a inizio stagione, era 3° dopo la prima manche ed è arrivato 7°. Si può anche sbagliare perchè la pressione è tanta e sono gare di un giorno, ma non diciamo che non siamo capaci a sopportare la pressione quando abbiamo Fill che vince la Coppa di discesa, e Paris che vince sulla Streif di Kitzbühel: quella è una gara che vale 10 Mondiali, nel tempio dello sci. Per questo non sono d’accordo con chi parla di ansia da prestazione italiana”.

Sempre parlando di Peter Fill e Dominik Paris: è una velocità che parla azzurro, considerando che mancava Innerhofer per infortunio e quella di Fill è la seconda Coppa consecutiva in discesa. Lo stato di salute è più che buono, possiamo essere ottimisti in vista di Pyeongchang 2018?

”Intanto direi di goderci questa stagione storica, senza guardare tanto avanti: l’Italia ha fatto sfracelli, ha fatto una stagione meravigliosa sotto ogni punto di vista, soprattutto con le fanciulle che sono state eccezionali e Sofia Goggia su tutte coi suoi 12 podi e il bronzo mondiale. Le Olimpiadi sono nella testa di tutti, perchè sono l’evento-clou e la gara più importante, e speriamo che in Corea l’Italia riesca a fornire ottime prestazioni: l’anno scorso Fill e Paris sono andati a podio nelle preolimpiche, e quest’anno la Goggia ha vinto due gare. Insomma, speriamo bene, poi quel che succederà succederà, ma non guarderei troppo avanti e penserei a vivere al meglio una stagione ineguagliabile: 40 podi sono uno sfracello, un risultato che premia l’intero staff azzurro”.

Hai citato Sofia Goggia, che è la grande protagonista dello sci alpino azzurro coi suoi 12 podi: Sofia è la classica atleta da ”vinco o cado”, che va sempre al 110% e oltre i propri limiti. Giovedì ha rischiato tantissimo, però quando vince o va sul podio, fa sempre ottime gare…

”La Goggia ha un atteggiamento agonistico meraviglioso, che ci tiene in punta di sedia e appiccica al video, perchè non sai mai cosa può succedere in gara: ai Mondiali è stata criticata perchè è arrivata quarta in discesa, ma forse chi la critica non segue lo sci o non si è reso conto di quello che ha fatto Sofia. Ha incrociato lo sci e le punte in una parabolica ghiacciata a 110km/h, ha evitato un’inforcata che poteva spedirla direttamente in ospedale con un numero incredibile, e nonostante tutto è arrivata quarta a 7 centesimi dalla Vonn. Per me quel numero, e gliel’ho detto quando l’ho vista, vale una medaglia d’oro, e lei ha la mia personale medaglia d’oro: è bellissima da vedere, è uno spettacolo vederla sciare, anche se certo, il rovescio della medaglia è che rischiando così rischi di farti male, perchè si è già giocata alcuni jolly, e in discesa a 120 all’ora si rischia tantissimo, senza voler gufare nessuno ovviamente. Bisognerebbe rischiare un po’ di meno, però lei sa sciare solo così: vediamo se nel prosieguo della sua carriera riuscirà ad essere più sicura e meno arrembante senza perdere in termini di prestazione. Questa sarà la grande sfida per la Goggia, perchè quando rischi tanto prima o poi cadi, come le è successo nel Super-G, dove per fortuna è andato tutto bene, ma non è sempre così”.

LE ULTIME GARE DELLE FINALI DI ASPEN E LE SPERANZE AZZURRE: LA PREVISIONE DI PAOLO DE CHIESA

Invece, quali sono le speranze per gli ultimi due giorni delle finali di Aspen? Possiamo ancora ottenere risultati importanti nello slalom maschile e nel gigante?

”In questi due giorni abbiamo il gigante femminile, una gara nella quale possiamo giocarci carte importanti: la Brignone è in forma strepitosa, sta sciando in modo eccezionale, poi ci sono la Goggia e la Bassino. Per quel che riguarda lo slalom maschile, speriamo che Gross abbia mantenuto la forma mostrata a Kranjska Gora e che Moelgg sia in condizione, perchè numeri alla mano potrebbe ancora salire sul podio della Coppa di specialità: nello slalom femminile, invece, Chiara Costazza è arrivata quinta nell’ultima gara, e può sperare in un piazzamento. Non mi faccio illusioni invece per il gigante maschile: la squadra in questo momento è quel che è, e più di tanto non si può sperare”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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