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fonte immagine: fidalveneto.com

Zero medaglie, zero podi, zero risultati. L’atletica italiana alle Olimpiadi di Rio2016 non è pervenuta. E’ la prima volta in 60 anni, da Melbourne 1956, in cui nessun azzurro riesce a qualificarsi tra i primi tre in nessuna specialità, le sole altre due edizioni senza medaglie erano state Parigi 1900 e ad Amsterdam 1928. Un segnale negativo e di allarme per la Fidal (un altro erano stati i mondiali del 2015 di Pechino sempre senza podi), che vede assottigliarsi il numero di atleti di alto livello e competitivi. Le speranze della spedizione azzurra non erano molte ancora prima di partire per il Brasile, ridotte poi ancora di più dopo l’infortunio di Gianmarco Tamberi e la squalifica di Alex Schwazer nella marcia, la sensazione però è quella di aver sprecato alcune delle poche occasioni avute.

 

Atletica femminile – sono 23 le atlete arrivate a Rio, le sole ad aver dato qualche soddisfazione e sorriso, anche se non sono bastati per una medaglia. Alessia Trost e Desirèe Rossit riescono a ottenere lo storico risultato di una doppia qualifica italiana nella finale di salto in alto, centrata con la misura di 1.94. Ancora difficile poi comprendere la progressione decisa nella gara che assegna le medaglie, la Rossit però sembra aver dato tutto nelle qualifiche e dopo diversi errori già ai primi salti viene eliminata a 1.88. Percorso diverso per la Trost, supera l’asticella senza problemi nelle prime due misure, ma si blocca a 1.97 (il suo personale è 1.98) in una gara che ha visto le tre vincitrici salire sul podio proprio grazie a quel salto. Nei 400m Libania Grenot ruggisce e strappa un meraviglioso pass per la finale dei 400m fermando il tempo a 50’60”, purtroppo non riesce a ripetersi nell’ultima gara e il podio resta lontano (a 49’85 il tempo del bronzo) con la vincitrice Miller che agguanta l’oro in tuffo. Maria Benedicta Chigbolu non supera le semifinali dei 400, ma insieme a Grenot, Maria Elena Spacca e Ayomide Folorunso è record italiano nella staffetta 4×400, in semifinale il cronometro segna 3’25”16. Quel tempo varrebbe una medaglia di bronzo nella finale, corsa su ritmi più lenti delle qualifiche, ma si perdono secondi preziosi nella prima frazione e le azzurre arrivano solo seste. Sfiora il terzo gradino del podio Antonella Palmisano, quarta nella 20km di marcia ad appena 21 secondi dalla diretta avversaria, la cinese Lu Xiuzhi, purtroppo Antonella non riesce a fare quel cambio di passo che vale la medaglia. Nella stessa gara Elisa Rigaudo è 11ma, mentre Eleonora Anna Giorgi viene squalificata. Chiude una maratona al 13° posto Valeria Straneo, dopo molti problemi durante l’anno di avvicinamento a Rio (4 mesi di stop per infortunio) l’atleta di Alessandria per i suoi 40anni fatti ad aprile si regala una 42km olimpica. Una buona gara per lei, mentre hanno più difficoltà le compagne Catherine Bertone, 25ma e Anna Incerti ritirata. A storie di vittorie personali e quasi vittorie a cinque cerchi si accostano risultati deludenti, con gare mai giocate sui livelli delle avversarie. Alcuni esempi sono i 400hs, con Marzia Caravelli subito eliminata, Folorunso, che riesce a qualificarsi terza per le semifinali ma non va oltre e Yadisleidy Pedroso ripescata. Dariya Derkach (salto triplo), Sonia Malavisi (salto con l’asta), Gloria Hooper (200m) e Margherita Magnani (1500 m femminili) non superano le eliminatorie, Veronica Inglese nei 10000 metri è 30ma e Yusneysi Santiusti negli 800 metri super terza la batteria delle eliminatorie, ma non le semifinali.

 

Atletica maschile –  Se per le donne qualche aspetto da salvare si trova, per gli atleti azzurri sono quasi solo dolori. Forse non si poteva chiedere di più a Fabrizio Donato, bronzo a Londra 2012 nel salto triplo, che sperava di regalarsi una finale olimpica per i suoi 40 anni, ma non è riuscito a superare i 16.54m e a Matteo Galvan, capace di raggiungere le semifinali nei 200m, bloccato tuttavia nelle eliminatorie dei 400m. Il resto purtroppo sono prestazioni troppo lontane da quelle considerate competitive. Nella 50km di marcia Marco De Luca è 21°, mentre Matteo Giupponi e Teodorico Caporaso non arrivano al traguardo. Non va meglio nella gara regina delle Olimpiadi, la maratona, primo italiano a superare la linea dei 42km è Ruggero Pertile, 38°, Stefano La Rosa è 57° e Daniele Meucci si deve purtroppo ritirare poco dopo l’inizio. Jamel Chatbi e Yuri Floriani non superano le eliminatorie nei 3000m siepi, stessa sorte per Davide Manenti e Eseosa Desalu nei 200m e per Giordano Benedetti negli 800m. Silvano Chesani nel salto in alto si trova di colpo tutti gli occhi puntati addosso e la pressione si fa sentire. L’azzurro non supera i 2.22 e non centra la finale. Più emblematica di tutte è però la gara, mai iniziata, di Marco Lingua nel lancio del martello. Tre lanci, tre nulli e l’Italia è a casa.

 

I numeri parlano chiaro. L’atletica azzurra soffre e molto. Difficile capire se per una mancanza di talenti, di strutture, fondi, organizzazione o altro. L’esempio dell’Inghilterra però deve far riflettere. L’Italia ha già molti problemi e trovare risorse anche per lo sport non è impresa semplice e una soluzione come quella inglese di usare parte dei soldi della lotteria da dedicare all’attività fisica sembra poco realizzabile. Cosa fare quindi per non lasciar scivolare nell’ombra l’Atletica? Al momento non abbiamo risposte, ma solo una grande tristezza per la sensazione netta che stiamo perdendo una parte di orgoglio e storia del nostro Paese.

Giulia Cannarella
Giornalista pubblicista, collaboratrice per Runner's World Italia. In precedenza redattrice per Agr-agenzia giornalistica radiotelevisiva e collaboratrice per la Gazzetta dello Sport inserto Milano-Lombardia

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