Basket, NBA. Abbiamo da poco oltrepassato la trade deadline: l’ultimo momento disponibile per effettuare le operazioni di mercato tra le franchigie. Tra le innumerevoli trattative andate a buon fine, una, in particolare, ha coinvolto direttamente uno dei due cestisti azzurri impegnati nel massimo campionato di pallacanestro al mondo: Marco Belinelli è un nuovo giocatore dei Philadelphia 76ers. 

La nuova maglia di Marco Belinelli (profilo Twitter ufficiale dei Philadelphia 76ers)

BASKET, NBA: IL MERCATO DI UNA LEGA “CRUDELE”

La NBA, la National Basketball Association, il campionato di basket più competitivo al mondo, è una lega in continuo movimento. E non solo perchè gli equilibri interni mutano costantemente a causa del mercato estivo: anzi, spesso i veri colpi di scena, gli scambi (le trade) che più fanno sclapore sono quelli che si realizzano a stagione in corso (nel 2011, in febbraio, Danilo Gallinari fu coinvolto, assieme ad altri sette giocatori, tra cui Carmelo Anthony, in uno scambio dalla dirigenza dei New York Knicks, venendo trasferito ai Denver Nuggets).

Nella NBA non esistono “diritti acquisiti” o pietà, compassione o comprensione: competizione e “crudeltà” cestistica sono all’ordine del giorno. Tanto sul parquet, quanto sul mercato.

MARCO BELINELLI: PERCHÈ HA LASCIATO ATLANTA? PERCHÈ PHILLA?

Marco Belinelli ha firmato quest’estate un contratto annuale con gli Atlanta Hawks: i destini della stella dell’Italbasket, dopo appena cinquantadue partite con la franchigia georgiana, tuttavia, si sono separati da quelli dei “falconi”; perchè?

Marco ha rescisso il contratto con gli Hawks: consensualmente, perchè era razionale per entrambe le parti. Un giocatore (con un contratto) come (quello di) Belinelli non era funzionale al progetto di lungo periodo, di ricostruzione di coach Mike Budenholzer: nella NBA, eccetto rari casi, è sempre la squadra a determinare il ruolo del giocatore. Così come per la trentunenne stella dell’Italbasket restare “relegato” a una franchigia che non ha più nulla da dire a questa stagione non sarebbe risultato razionale: per valore di Marco e per l’apporto che può dare, per il momento della sua carriera e perchè il prossimo anno sarà in free agency.

Le “corteggiatrici” a Belinelli, anche se i rumors in NBA, soprattutto in questa stagione, si sprecano, non sono mancate: Milwaukee Bucks, Toronto Raptors, Portland Trail Blazers in primis; ma anche Phoenix Suns, Golden State Warriors, Boston Celtics, Oklahoma City Thunder e Minnesota Timberwolves. Marco Belinelli ha però firmato con i Philadelphia ’76ers.

I 76ers fino a qualche stagione fa erano “la Cenerentola” della NBA, all’apparenza pure scalza. Oggi è una delle franchigie più interessanti tanto nella Eastern Conference, quanto, in generale, nella lega. L’arrivo del rookie Ben Simmons, il ritorno sul parquet, dall’alto d’una ritrovata (o quasi) condizione fisica, di Joel Embiid e la firma in estate di J. J. Reddick stanno consentendo a Philadelphia di veleggiare, a più di metà stagione trascorsa, con un record positivo, 30-25, valevole per la settima posizione a Est. La squadra della Pensylvania può dunque, certamente, ambire ai playoff, anche se la finale di Conference sembra ancora un obiettivo piuttosto lontano.

L’arrivo di Marco Belinelli a Philla consente a coach Brett Brown una pluralità di soluzione, dall’alto della duttilità dell’azzurro. Quest’ultimo, infatti, porta con sè, nella città dell’amore fraterno, la nomea di giocatore solido, polivalente, nonchè conoscitore dei playoff: il giusto mix da mettere al servizione d’una squdra giovane, sulla cui mentalità urge ancora lavorare. Marco è «una persona positiva, un buon compagno di squadra, ma, soprattutto, un giocatore che sa fare canestro»: parola di coach Brown.

Marco Belinelli annuncia su Twitter il proprio arrivo nella città dell’amore fraterno, rimandando al “motto” di Joel Embiid “Trust the process”: anche Marco ha fiducia nella ricostruzione della franchigia (fonte: pagina Twitter ufficiale di Marco Belinelli)

BELINELLI A PHILADELPHIA: COME PUÒ AIUTARE I 76ERS? PAROLA AI NUMERI

Philadelphia è una franchigia tra le più talentuose sulla carta, ma cosa dicono di lei i numeri?

I 76ers sono l’ottava squadra per punti per partita (107,8), la quattordicesima per punti concessi agli avversari (105,6). Questi, tuttavia, sono dati molto superficiali, che necessitano d’essere contestualizzati, ad esempio considerando il ritmo cui gioca la franchigia di coach Brown: con 99,2 possessi a partita, Philla è la quinta squadra della lega per possessi giocati a partita. Osservano dunque l’offensive rating, coefficiente che misura i punti segnati per cento possessi, i 76ers sono il quindicesimo attacco della lega; nonchè la quarta squadra per efficienza difensiva (per punti concessi su cento possessi). Philadelphia ha un differenziale (la differenza tra punti segnati e concessi per cento possessi) di +2, l’ottava della lega (Atlanta, per intenderci, è venticinquesima, con -4,1).

Considerando poi il coefficiente SOS (strenght of the schedule), che misura la difficoltà delle partite finora disputate, si osserva come Philadelphia abbia avuto il secondo calendario più difficile di tutta la NBA. Da qui in avanti avrà il più facile, almeno secondo l’rSOS (remaining strenght of the schedule). Analizzando poi il coefficiente SAR, che parametra offensive e difensive rating all’SOS si nota poi come, numeri alla mano, Philadelphia possa essere considerata la quarta forza della NBA.

Marco dovrà dunque aiutare la squadra sì, dal punto di vista dell’esperienza e della mentalità, ma il suo principale focus sarà offensivo. Belinelli, infatti, nelle cinquantadue partite disputate con gli Atlanta Hawks quest’anno, ha mostrato solidità e costanza offensiva. I numeri, 11,4 punti col 41,1% dal campo e il 37,2% da tre si mostrano, nuovamente, se non contestualizzati, superficiali. Osservando meglio, infatti, si nota come Marco abbia tentato 247 triple nelle cinquantadue partite ad Atlanta: nella prima stagione con gli Spurs, quella del titolo, Marco aveva sì il 48,7% da tre, ma con 293 tentativi in ottanta partite; in proporzione, dunque, con un numero inferiore di tiri da tre tentati. Marco Belinelli, sarebbe più appropriato dire, tira con una percentuale reale del 50,6% (la true shooting percentage da maggior valore, in quanto vale un punto in più, a un canestro da tre rispetto ad uno da due, dunque al tiro libero). Uno specialista al tiro, insomma. Capace di viaggiare, inoltre, col 92,7% ai liberi: la migliore in carriera, da top-tre anche nella massima lega di pallacanestro al mondo (primo, col 94%, per altro, J. J. Reddick).

Tuttavia, se l’avventura di Marco Belinelli ai 76ers avrà un finale lieto oppure no non ce lo diranno certo i numeri: non resta che mettersi comodi, aspettando la fine della regular season e godendoci, si spera, i playoff.

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Niki Figus
Giornalista pubblicista. Naufrago del mare che sta tra il dire e il fare. Un libro, punk-rock, wrestling, carta e penna.

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