di Marco Corradi e Federico Mariani
Il Mondiale di Bergen ha lasciato l’amaro in bocca alla Nazionale italiana guidata da Davide Cassani. Il CT è finito nel mirino delle critiche da parte anche di illustri colleghi. Questo è il nostro punto di vista.
davide cassani

MONDIALI BERGEN 2017: LE (INGIUSTE) CRITICHE A DAVIDE CASSANI

Tattica di corsa troppo timida. Poca selezione e Peter Sagan trainato fino al traguardo. Addirittura incapacità di leggere gli sviluppi della corsa dall’ammiraglia. Il Commissario Tecnico della Nazionale di ciclismo, Davide Cassani, è sotto assedio. Le critiche si sono scatenate subito dopo la conclusione della prova in linea dei professionisti al campionato del mondo di Bergen. Il quarto posto di Matteo Trentin ha lasciato i tifosi italiani nuovamente a bocca asciutta e subito si è ragionato per capire effettivamente cosa non ha funzionato. Non sono mancati commenti provenienti dal web che invocavano le dimissioni o il licenziamento di Davide Cassani, cercando di avvalorare la propria tesi con l’episodio della squalifica di Gianni Moscon per ”traino prolungato”. Si tratta di richieste eccessive e fuori dalla realtà, che non tengono conto dell’ottimo lavoro del CT nel corso dell’ultimo triennio. Tuttavia, c’è chi contesta la tattica dell’Italia, oltre che di tutte le altre nazionali, di non fare corsa eccessivamente dura. Su questa posizione si pongono due ex campioni del mondo, Mario Cipollini e Paolo Bettini. Il vincitore del Mondiale 2002 è stato diretto e schietto, come nel suo stile: ”Da quando il ciclismo lo consideriamo tale, se tu non hai una nazionale non riesci ad essere lì davanti per giocarti il mondiale. Sagan da solo, invece, ne vince tre. Allora mi chiedo: indubbio che Peter sia un fuoriclasse eccezionale, ma tutti gli altri, tutti gli allenatori, tutti i direttori sportivi, cosa fanno? Perché si permette a Sagan di arrivare in volata in una corsa come quella di ieri di 267 km, quando si può inventare qualsiasi cosa? Non è una critica soltanto alla Nazionale italiana, la mia non è una critica, mi piacerebbe potermi confrontare con il CT Davide Cassani. Mi chiedo: quando tu a 60 km dall’arrivo hai un gruppetto con 6/7 corridori in fuga e hai De Marchi, la tua difesa è De Marchi in quel momento, ma è un alibi politico per dire che la nazionale italiana è presente, o tu oggettivamente punti su Alessandro in quel momento? Perché allora non capisco nulla di ciclismo io. Mi dico: se per te va bene De Marchi, senza nulla togliere a De Marchi che è lì a fare un certo tipo di lavoro, ok, ma non è certo garanzia di risultato. Quindi mi dico: hai degli atleti forti, abbiamo una bella nazionale, perché non la sfruttiamo meglio?”. Insomma, non i talenti ci sono, ma manca una gestione corretta.

Dello stesso avviso Paolo Bettini. L’iridato delle edizioni di Madrid 2006 e Stoccarda 2007 e predecessore di Cassani nel ruolo di CT ha espresso il proprio parere sul Mondiale attraverso i propri social: ”Mi voglio prendere la libertà di fare alcune riflessioni sul Mondiale appena archiviato. Riflessioni non critiche o se volete chiamarle tali che siano costruttive. Vince Peter Sagan e su questo che dire se non che ci troviamo di fronte ad un fenomeno, e non occorre certo il mio parere, sono i suoi risultati che parlano per lui. Però. Si, però io non riesco più a comprendere come un gruppo intero. Squadre Nazionali super quotate ma perché no pure la nostra Italia che quest’anno ha avuto la possibilità di schierare un bel Gruppo non riescono per tre anni consecutivi ad organizzarsi per tentare di mettere in seria difficoltà lui il Peter Sagan che tutti sanno essere praticamente imbattibile se lo porti li alla volata. Lui che corre senza squadra e riesce puntualmente a sfruttare il lavoro di tutti senza che nessuno si preoccupi di metterlo veramente in difficoltà. E’ sicuramente vero che i tracciati degli ultimi tre Campionati del Mondo erano adatti a lui. Ma a me hanno sempre insegnato che alla fine la corsa va come vogliono i corridori indipendentemente dal percorso. Richmond impeccabile primo titolo da fuoriclasse. Doha lo hanno portato in rettilineo di arrivo senza preoccuparsi del fatto che se ne è stato per 100km a ruota. Bergen mai visto. Sempre a ruota. Nessuno che si è preoccupato di stanarlo lui che non ha squadra lui che fa sempre da solo. Lui che batte sempre tutti in questo tipo di arrivi. Ma perché Nazionali come Belgio, Olanda, Francia, Spagna e soprattutto Italia non si muovono per far “casino” in un Mondiale che sanno già di aver perso se arrivano con Lui? Il percorso non lo permette? Non direi dato che con una sola vera azione a momenti Alaphilippe fa saltare tutto. Questo vuol dire che con azioni “certosine” fatte non a 15km dall’arrivo ma 60/70 km prima potevano mettere in seria difficoltà Peter Sagan. Se poi alla fine fosse riuscito in quello che ha fatto non credo ci fosse stato niente da recriminare. Tutti a correre sulle ruote. Tutti ad aspettare una volata già persa in partenza. E anche quando negli ultimissimi km si poteva tentare un colpo di mano possibilissimo si è tirato solo per arrivare in volata. Detto questo, non rimane che fare i più sinceri complimenti ad un corridore che piace cosi tanto a tutto il ciclismo compreso i suoi avversari che è giusto che porti quella maglia…. certi che saprà onorarla e ci farà sicuramente divertire. Complimenti a Peter Sagan!!!”. Dunque i capi di imputazioni rivolti a tutte le squadre dotate di forti gregari ed alternative ai capitani sono gli stessi: essendo a conoscenza della pericolosità di Peter Sagan, perché si è fatto poco o nulla per toglierlo dai giochi?

”HA RESO L’ITALIA DI NUOVO GRANDE”: LA NOSTRA DIFESA DI DAVIDE CASSANI

Certo, c’è un fondamento di verità in queste parole. Tuttavia, è altrettanto vero che l’Italia è reduce dalla miglior prestazione in una rassegna iridata degli ultimi anni. Probabilmente, scomodando un paragone importante, non si vedeva una Nazionale così attiva dai tempi della gestione di Ballerini, con le vittorie a Mondiali ed Olimpiadi. Nei pochi giorni di ritiro a Peschiera del Garda (un gradito ritorno, lì furono costruite tante vittorie), Davide Cassani è stato capace di assegnare a ognuno degli azzurri un compito ben preciso, e studiare la corsa a tavolino. Sul circuito di Bergen, con la sola Salmon Hill (1.5km) come asperità da ripetere 11 volte, ma ben poco selettiva, era difficile staccare i velocisti e i fenomeni delle volate. Chi ci ha provato, come Tom Dumoulin, è rimbalzato indietro. Così, l’Italia ha studiato una tattica di corsa intelligente, nella quale Matteo Trentin è rimasto al coperto per tutta la gara, nel tentativo di risparmiare energie preziose in vista della volata (che infatti è arrivata). Il dato più piacevole è che ogni atleta sapeva esattamente cosa fare: De Marchi ha tentato la fuga, Colbrelli e Ulissi sono rimasti sempre nella parte alta del gruppo per rispondere a eventuali attacchi dei big, Puccio, Bennati (che ha corso ”alla Paolini”) e Bettiol (Mondiale strepitoso, è anche andato all’attacco per un breve tratto) sono rimasti vicini a Trentin e hanno tirato. E poi c’è stato Gianni Moscon, investito del ruolo di battitore libero dopo un’annata da urlo che l’ha visto andare forte ovunque. Il suo attacco in tandem con Alaphilippe avrebbe potuto portarlo alla medaglia, ma il destino ha evitato quest’eventualità, anche perché la medaglia gli sarebbe stata tolta con la squalifica (di cui abbiamo già parlato qui). Soffermiamoci sulla volata: Trentin ha perso la ruota di Bettiol (Viviani, unica nota dolente, si era già staccato), ma alla fine è stato battuto da Sagan (campione mondiale), Kristoff (campione europeo) e Matthews (maglia verde del Tour), non certamente tre pivelli, disputando un ottimo sprint.

Insomma, prendere a pretesto la squalifica di Moscon e una brutta immagine per cui Davide Cassani si è subito scusato, sa tanto di uscita dai binari: se l’Italia è tornata grande in un Mondiale (disputando una corsa da urlo) e ha costruito un autentico ”sistema” nel quale tutte le nazionali dalla juniores alla maggiore girano alla perfezione, è merito dell’attuale ct, che sta ripercorrendo il solco dei grandi che l’hanno preceduto. Dunque, lasciamo lavorare Cassani, il quale ha già promesso ”corsa dura come a Rio 2016” per il Mondiale di Innsbruck, dedicato agli scalatori. Le eccessive critiche alle quali abbiamo assistito dopo Bergen fanno solo male al ciclismo azzurro. E le richieste di dimissioni del CT? Beh, quelle si commentano da sole, per quanto siano insensate.

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