Olimpiadi invernali 2018: la cerimonia inaugurale e l’accensione della fiamma olimpica segnano l’inizio ufficiale della manifestazione. Un grande significato politico ruota attorno a questo evento sportivo di portata mondiale.

Olimpiadi invernali 2018: la cerimonia inaugurale e l'accensione della fiamma olimpica segnano l'inizio ufficiale della manifestazione.

Foto di Luca Lovelli per Azzurri di Gloria

PYEONGCHANG 2018: UNA CERIMONIA IN CRESCENDO

Una partenza lenta, un finale in crescita. Diciamocelo, oggi allo stadio olimpico di PyeongChang non è stato raggiunto il picco di emozioni di Torino 2006 o di molte delle altre cerimonie inaugurali delle più recenti edizioni olimpiche, ma dopo un avvio in sordina l’esibizione è cresciuta di tono, soprattutto nei momenti successivi alla sfilata degli atleti partecipanti.

In un clima gelido, acrobazie e spettacoli pirotecnici hanno scaldato l’ambente facendo da cornice all’accensione della torcia olimpica gigante che si erge ora sopra lo stadio pentagonale di PyeongChang, struttura che al termine delle Paralimpiadi verrà completamente smantellata.

Tra i momenti più simpatici figura sicuramente la sfilata di Tonga sotto la bandiera portata dall’improbabile fondista Pita Taufatofua, già in gara a Rio 2016 nel taekwondo, che ha sfidato il freddo estremo a torso nudo.

Per non parlare poi degli atleti delle isole Bermuda che si sono esibiti, appunto, con gli omonimi pantaloncini.

LA SFILATA E IL FORTE SIGNIFICATO POLITICO

L’Italia ha sfilato per 51esima su un totale di 91 paesi. A guidare la delegazione Arianna Fontana, stella dello short track internazionale già vincitrice di 5 medaglie olimpiche.

Come da tradizione, la nazione ospitante è stata l’ultima a godersi la passerella. La Corea unita ha sfilato sotto un unico vessillo, come già accaduto anche a Torino 2006 tra le altre occasioni. Un segnale forte in direzione di un possibile avvicinamento tra Nord e Sud che auspichiamo possa non svanire nel nulla al termine della “tregua olimpica”.

Una Corea del Nord rappresentata in tribuna dalla capo delegazione Kim Yo Jong, sorella del dittatore Kim Jong-Un, protagonista di una cordiale stretta di mano con Moon Jae-In, Presidente delle Repubblica sudcoreana.

Anche per questo è stata una cerimonia dal grande significato politico, come emerso dalle parole di Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, e da quelle di Lee Nak-yeon, Primo Ministro della Corea del Sud. Parole seguite dall’esibizione in salsa orientale di “Imagine”, un vero e proprio inno alla pace scritto da John Lennon che rimarrà per sempre incastonato nella memoria collettiva di tutti.

Già ieri il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres aveva parlato dei Giochi come di un’importante occasione per l’inizio di un processo di denuclearizzazione da parte del Nord.

Nel giorno in cui viene rigettato il ricorso presentato da 45 atleti (e 2 tecnici) russi che non potranno quindi partecipare alla competizione, molto significativa è stata anche la sfilata dei 168 “Olympic Athletes from Russia”, durante la quale sono spuntate alcune bandiere nazionali tra gli spalti.

Dopo i grandi boicottaggi degli Stati Uniti a Mosca 1980 e dell’Unione Sovietica a Los Angeles 1984, le Olimpiadi tornano dunque ad avere un forte connotato politico con l’augurio che una effettiva distensione tra le due Coree possa diventare concreta quando i riflettori su PyeongChang e Gangneung si spegneranno.

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Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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