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Immagine tratta da YouTube, Palladium Sports Management

Le Olimpiadi ci regalano spesso delle storie da ricordare e raccontare, che rendono eterno chi ha compiuto la grande impresa, e quella di Domenico Fioravanti rientra certamente appieno nella categoria.

Già, perché quello che ha compiuto il nuotatore italiano non può essere classificato nella normalità, e va inserito nella storia dei Giochi, nella fattispecie di Sydney 2000, l’Olimpiade che, tra gli altri, porta ben impresso il suo marchio.

Il ”nostro” Domenico era già uno dei migliori nella sua specialità, la rana, dopo aver vinto due volte il titolo europeo (primo italiano ad ottenere questo risultato) ed essere rientrato nella top-3 mondiale, ma nella rassegna a cinque cerchi trovò l’apoteosi, e l’apice della sua carriera: Sydney, la città che aveva già regalato tanti successi all’Italia, si colorò infatti per due volte d’azzurro, l’azzurro della velocità e della perfezione, perché lo stile di Fioravanti aveva ben pochi eguali nella rana di quel periodo.

17 settembre 2000, è questa la data che Domenico Fioravanti non potrà mai dimenticare, e con lui l’Italia del nuoto, dato che nessun atleta tricolore aveva mai vinto l’oro olimpico in vasca prima di lui: l’azzurro vince con il tempo di 1’00”46 (spaventosamente lento, se paragonato a quelli attuali) dopo una gara dominata nella seconda metà, con una progressione che lo porta a superare tutti, dal recordman Sludnov all’americano Moses, e confermare l’eccellente stato di forma mostrato nei turni precedenti (tre record italiani), stampando il record olimpico.

La perla della sua carriera, sfruttando al meglio i primi 50m d’attesa e studio, ed in realtà questa gara rappresentava solo l’inizio del progetto di Fioravanti, che puntava a ripetersi nei 200, la gara ritenuta più congeniale per le sue caratteristiche, ma che non gli aveva ancora portato risultati di rilievo in ambito mondiale ed europeo: il più classico degli underdog, quindi, ed ecco che il successo nella doppia distanza divenne ancor più leggendario, dopo una gara tanto ragionata quanto spinta a mille.

Anche in questo caso, diversamente da quanto fanno solitamente gli specialisti delle brevi distanze quando si cimentano nei 200, la partenza di Domenico fu attendista, e volta a spingere a mille negli ultimi 100m, una tattica che portò all’oro finale, con una prestazione a dir poco mostruosa: dopo 50 metri di studio, infatti, Fioravanti aprì il gas ed iniziò a staccare tutti, per poi chiudere a braccia alzate e col tempo di 2’10”87 (record europeo), diventando il secondo al mondo nella distanza.

E, come se non bastasse il risultato cronometrico a rendere leggendaria la gara dell’italiano, c’è anche il distacco rifilato al secondo a rendere il tutto ancor più bello ed entusiasmante: quasi 2 secondi al sudafricano Parkin, che precede sul podio Rummolo, il secondo italiano, nell’apoteosi tricolore.

L’Olimpiade perfetta, dunque, per Fioravanti, che con van den Hoogenband sarà l’assoluto protagonista di Sydney 2000 grazie ai due ori nella rana, ma che sarà anche l’unica ad altissimo livello per lui, in un crescendo di sfortuna, come se la sorte si fosse pian piano ripresa quello che gli aveva dato tra i Giochi australiani ed i Mondiali di Fukuoka (argento nei 100 e bronzo nei 50 nonostante una condizione non ottimale).

Già, perché durante la preparazione ad Atene 2004 Fioravanti viene fermato dai medici della Nazionale per una cardiomiopatia ipertrofica, una patologia gravissima che, se l’azzurro avesse continuato a gareggiare, avrebbe potuto causargli un infarto in corsia (una storia, la sua, ripresa da Raoul Bova in ”Come un delfino”), e la sua carriera si chiude esattamente in quel momento: le vittorie ottenute a Sydney, però, portano Domenico di diritto tra i grandi del nuoto (è stato recentemente inserito nell’Hall of Fame della FIN), e lo rendono più forte della sfortuna.

Perché chi ha fatto emozionare un Paese intero non può essere dimenticato, nemmeno per scherzo…

 

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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