Il protagonista di questa puntata di “Parenti di Gloria” è Alessandro Pellegrini. In esclusiva ai nostri microfoni, il fratello di Federica Pellegrini ci ha raccontato che cosa significa essere cresciuto al fianco della leggenda del nuoto italiano.

Alessandro è il fratello minore di Federica Pellegrini: i due sono separati da 2 anni e 11 giorni alla nascita

Tra le miriadi di fratelli e sorelle ci sono soprattutto loro due: Federica e Alessandro. Lei è una nuotatrice affermata, lui un barman in erba. Li separano 2 anni e 11 giorni alla nascita, la quantità di tempo sufficiente affinché lui, il più piccolo della coppia, possa raccontarci tutto di lei. “Mamma Cinzia ha sempre fatto un pochino di nuoto, non ad altissimi livelli però. Adesso continua a farsi le sue 2-3 ore in vasca alla settimana per rilassarsi. Fu lei ad avvicinare mia sorella al nuoto”. Federica iniziò a nuotare da bambina nella piscina della società Serenissima di Mestre: “Siamo cresciuti entrambi in quella piscina – continua Alessandro – Il gruppo di Mestre era molto affiatato. Ogni giorno, dopo l’allenamento, qualcuno portava una torta per fare merenda tutti insieme. Penso che il gruppo in quel caso abbia fatto la differenza, sono cresciuti tutti assieme sia a livello sportivo che scolastico. Condividevano puntualmente tre quarti della giornata”.

Chi è Alessandro Pellegrini

Alessandro e Federica hanno compiuto lo stesso percorso solo in parte: “Da piccolo nuoticchiavo anche io, ho partecipato a qualche campionato regionale, ma niente di importante. Io e Fede abbiamo fatto asilo, elementari e medie nella stessa scuola. Alle superiori ci siamo separati: lei è andata a fare lo scientifico, io mi sono iscritto all’alberghiero. Al momento sto facendo il barman a un’ora da Londra, in un albergo nel West Sussex. Nostro padre è un barman riconosciuto a livello nazionale: ho voluto seguire le sue orme. Mi trovo in Inghilterra da soli sei mesi comunque. Ho lavorato per 5 anni nel bar di famiglia, che si trova a 10 minuti da Venezia: noi abitiamo a Spinea, vicino Mirano. Ho deciso di lasciare momentaneamente l’Italia per fare un po’ di esperienza a livello internazionale, cosa che mi mancava”.

Così è nata una stella: da Atene 2004 a Pechino 2008

Quando aveva sedici anni Federica spiazzò molti, suo fratello Alessandro compreso: “Nessuno avrebbe mai immaginato che mia sorella potesse diventare così forte. Federica è esplosa nel 2004, tre mesi prima delle Olimpiadi di Atene, realizzando un tempone nei 100 sl, entrato d’ufficio tra i primi dieci all time all’epoca. E dopo tre mesi era in Grecia a lottare per il podio olimpico”. La famiglia Pellegrini si perse però la prima medaglia della figlia: “Nessuno si aspettava l’exploit di Federica sui 200 sl – continua Alessandro – quindi io e miei genitori avevamo preso i biglietti dell’aereo per vedere le gare dei 100 sl. Il successo dei 200 sl lo abbiamo seguito in televisione e la sera siamo andati a prendere l’aereo per raggiungerla ad Atene. Quando ho abbracciato mia sorella qualche lacrimuccia mi è scappata. A 16 anni era già sul podio olimpico”. Un copione simile andò in scena in occasione dei Giochi di Pechino 2008, dove Federica conquistò la medaglia d’oro nei 200 sl: “Lì non ci siamo proprio andati – spiega Alessandro – Avevamo cambiato casa da poco e stavamo finendo il trasloco. Abbiamo seguito Federica da casa: beh, direi che questa cosa ha continuato a portare bene”.

Federica esultante ai Giochi di Pechino 2008: in quell’occasione vinse la medaglia d’oro nei 200 sl

2009 a due facce: dai Mondiali di Roma alla morte di Castagnetti

“Il 2009 era iniziato bene – continua Alessandro – ai Mondiali di Roma ha vinto l’oro sia nei 200 sl che nei 400. Sono stati i Mondiali più belli per lei. La piscina ai sette colli è completamente diversa dalle altre. Il Foro italico è un posto che trasuda storia”. Sono passati otto anni da allora, ma il ricordo è fresco nella mente di Alessandro: “Non ti dico il tifo che c’è stato per Federica: è stata una delle cose più belle che io abbia mai visto. Là ho realizzato che cosa rappresentava mia sorella per gli sportivi italiani. Quando entrava nel bordo vasca per la gara, sentivi 20-25.000 persone urlare il suo nome. Al momento della premiazione, quando partiva l’inno italiano, tremava tutto”. Ma il 2009 purtroppo è stato anche l’anno della morte di Alberto Castagnetti, allenatore al quale la Pellegrini era molto legata: “A livello psicologico mia sorella ha sofferto molto – continua Alessandro – Fede sapeva che Alberto avrebbe dovuto operarsi al cuore. Lui aveva voluto rimandare l’operazione a settembre, dopo i Mondiali Roma, ed era andata bene. Alberto aveva bisogno di vivere. Non riuscivi a tenerlo fermo, era uno che aveva bisogno di essere sempre attivo. Col senno di poi ti dico che forse non si era curato bene. Ho in mente la chiamata di Federica alle dieci di sera, aveva risposta la mamma. Stavamo mangiando. Sentire Federica urlare che era morto Alberto è stato straziante. Era sceso un gelo in casa… Il giorno di funerali ero anche io a Verona: c’era un’aria indescrivibile. Dopo dieci giorni è morta anche la nostra nonna materna. La fine del 2009 è stata terribile per tutti noi”. E la perdita di Alberto fu difficile da assorbire anche dal punto di vista professionale: “Federica ha sempre scelto allenatori che le facessero scattare qualcosa dentro. Max [Massimiliano De Mito, ndr] l’ha allenata da piccola, poi è toccato ad Alberto. Dopo di lui, c’è stato un po’ di trambusto. Adesso Matteo [Matteo Giunta, ndr]. Il bello di Federica è che sa scindere ciò che è sul lavoro da ciò che è fuori dalla vasca. All’inizio tutti vedevano negativamente il suo rapporto professionale con Matteo perché lui è il cugino di Filippo Magnini, il moroso di mia sorella. Mi ha sorpreso la serietà con cui si approcciavano l’uno all’altro in allenamento. Poi, quando lei usciva dalla vasca, il loro rapporto cambiava”.

 Le due Olimpiadi senza medaglie: Londra 2012 e Rio 2016

Alessandro non si tira indietro mai, nemmeno quando gli chiediamo che idea si è fatto sulle ultime due Olimpiadi disputate da sua sorella: “Io e i miei siamo andati a Londra a vedere le gare. Non ti so dire che sia successo a Federica quell’anno: non era mai stata pronta a livello atletico. Appena ha chiuso i 400 sl, ci siamo detti: ok, basta, è finita, riportiamola a casa. Vedevi che non era la classica Federica, aveva un occhio diverso, le mancava quella fiammella che le leggi negli occhi di solito”. Tuttavia ciò non le ha impedito di essere nominata portabandiera alle Olimpiadi di Rio: “Papà è un ex-paracadutista della Folgore, quindi è uno molto legato al discorso bandiera e della Patria: è uno dei valori che ci ha trasmesso fin da quando siamo bambini. Penso che Federica abbia portato in alto in nome del nostro Paese e penso che senza di lei una parte dello sport italiano non avrebbe tutta la visibilità che ha oggi. La gioia di vederla marciare a Rio in mezzo a 150.000 allo Stadio Maracanà, con la bandiera tra le mani, è stata indescrivibile. Penso che sia una delle immagini più belle che ho di lei in testa”. E, a proposito di testa, che cosa non ha funzionato a Rio? “Nel 2016 ho seguito Federica dall’inizio dell’anno fino alla fine. Sono andato a Riccione a vedere i campionati italiani e a Roma per il trofeo dei sette colli, che sono le gare più importanti a livello nazionale. A Roma la avevo vista nuotare bene, mi aveva fatto una buona impressione. Se avesse ripetuto quei tempi a Rio, avrebbe vinto la medaglia d’argento. Purtroppo non è andata così, non ti so dire il perché. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Federica ha parlato delle difficoltà dovute alle mestruazioni nel pre-gara. L’anno scorso lei è stata un pochino come Valentino Rossi di due anni fa: avrebbe potuto vincere, ma non ce l’ha fatta”. Ci ha pensato Alessandro a farle smaltire la delusione post-Rio: “Papà la stimola, mamma le fa da segretaria e da migliore amica, io le faccio da giullare. Ho aspettato che tornasse in Italia, me la sono andata a prendere e abbiamo fatto cinque giorni a Jesolo e una settimana in Sardegna. Ho cercato di farla ridere, tenendola lontano dai pensieri”. Alessandro ha parole dure per i detrattori di sua sorella: “Federica ha vinto 4 Mondiali, ha fatto 13 record del mondo ed è andata a medaglia in due Olimpiadi su quattro. C’è gente che ha fatto quattro Olimpiadi ed è ritornata a casa a mani vuote. Chi parla male di lei dovrebbe sciacquarsi la bocca”. A dicembre Federica si è presa qualche rivincita: “Ai Mondiali di Windsor ha vinto tre medaglie, tra cui un oro nei suoi 200 sl. Secondo me anche quest’anno può fare bene: di testa e fisicamente è la più bella Federica di sempre, forse persino migliore rispetto al 2009. Mi aspetto un finale col botto. Secondo me gli ultimi anni saranno i più rock della sua vita”.

La famiglia Pellegrini al completo: da sinistra a destra, papà Roberto, Federica, mamma Cinzia e il fratello Alessandro

Federica secondo Alessandro: pregi e difetti, il rapporto con Spinea, “i leoni da tastiera”

Nuoto a parte, proviamo a scoprire qualcosa in più del loro rapporto. A quanto pare ad Alessandro non manca l’autocritica: “Quando stiamo assieme è più facile che sia io a farla incazzare e che sia lei a mandarmi a quel paese. Federica è una brava sorella. Lei è sempre stata gelosa e iperprotettiva nei miei confronti e io sinceramente nella mia vita non mi sono fatto mancare niente. Infatti si stupisce se la mia famiglia non ce l’ha con me spesso per qualche motivo”. Ma, se proprio deve, un difetto glielo riesce a trovare: “Io sono uno abbastanza ordinato nel lavoro, ma nella vita di tutti i giorni sono un tranquillone. Lei invece è pignola e quando usciamo a cena è sempre in ritardo perché si deve preparare, perché passa molto tempo a curarsi. Per i miei gusti è un po’ troppo pignola”. Incalzato su Spinea, Alessandro ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Le ha dato poco o niente, Federica non è mai stata adorata a Spinea. E poi fin da piccola l’ha vissuta poco perché era spesso in giro per le gare. La sta vivendo un po’ di più adesso perché c’è il locale di famiglia e quando torna a casa passa a trovarci. Si tratta del classico paesetto italiano in cui chi riesce a fare qualcosa di buono viene visto male. Le persone parlano spesso male quando possono”. Alessandro punta il dito anche contro il mondo dei social: “A me non scoccia che Federica vada sui giornali e io sono il primo a ridere quando le consegnano il tapiro d’oro. Mi fa incazzare solo il mondo dei social: non sopporto certe pagine Facebook. Quando devi parlare male di un personaggio pubblico, fallo, ma limitati a criticare le sue prestazioni sportive. In America Phelps lo portano su un palmo di mano e se ne parli male si rivolta una comunità intera. Quelli che mettono in giro certe voci o tirano in mezzo la famiglia della persona in questione dovrebbero tacere. In 28 anni Federica ha fatto tantissime cose per lo sport italiano e ciò andrebbe rispettato”.

L’immagine pubblica di Federica: attività benefiche e motivi di orgoglio

All’immagine di Federica Pellegrini sono associate anche molte attività benefiche: “Mia sorella ha molto a cuore il tema della violenza sulle donne – continua Alessandro – per quanto giovane sia, ha sempre desiderato essere una donna con la d maiuscola. Anche il tema della famiglia la tocca da vicino. In passato ha sofferto di bulimia, quindi anche il discorso sull’alimentazione le interessa. Lei è molto amica di Marco Bianchi della Fondazione Veronesi. Mia sorella dedica con piacere parte del suo tempo libero per il sociale”. Una campionessa a tutto tondo insomma, in grado di meritarsi l’intitolazione di una parte del cosiddetto Lungomare delle Stelle di Jesolo: “Ha ricevuto questo privilegio nell’agosto del 2015. Jesolo si trova a una quarantina di chilometri da Spinea ed è la nostra località balneare preferita. Non abbiamo mai trascorso un’estate senza andarci almeno per 3/4 giorni. Una parte di quel lungomare è intitolata ad Alberto Sordi, un’altra a Mara Venier, un’altra ancora ad Alessandro Del Piero. E accanto a loro c’è il nome di mia sorella. Non stiamo parlando di bazzecole”. Ma di un’atleta che ha già scritto una pagina imperatura dello sport italiano. E che grazie a te, Alessandro, abbiamo potuto conoscere ancora di più.

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Simone Lo Giudice
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