Durante la puntata settimanale di ”Minuti di Gloria”, in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 su Radio Ticino Pavia (FM 91.8 e 100.5), abbiamo intervistato Franco Bragagna, storica e autorevole voce Rai sull’atletica leggera: ecco le sue parole ai nostri microfoni, tra attualità e non solo.

Fonte foto: atleticalive.it

FRANCO BRAGAGNA INTERVIENE AI MICROFONI DI ”MINUTI DI GLORIA”

La sua è una delle voci inconfondibili del giornalismo, e dell’atletica leggera italiana: Franco Bragagna (nato a Padova, ma residente da tempo a Bolzano) accompagna gli alti e bassi del movimento italiano dai microfoni della Rai, l’emittente nazionale per la quale lavora dal 1990, e nelle cui fila ha commentato anche lo sci nordico e svariate Olimpiadi, suddivise equamente tra estive e invernali (dal 1992 in poi). Il grande telecronista, classe ’59, ha preso parte anche ai Giochi di Rio, commentando anche la spettacolare cerimonia d’apertura delle Olimpiadi: con lui, durante la puntata di ”Minuti di Gloria”, la nostra trasmissione radiofonica in onda ogni venerdì (dalle 18 alle 19) su Radio Ticino Pavia (FM 91.8 e 100.5), abbiamo commentato alcuni episodi legati all’attualità dell’atletica e la situazione del movimento azzurro. Ecco le parole di Franco Bragagna ai nostri microfoni!

DAGLI INCIDENTI NEL SALTO CON L’ASTA ALLA PROPOSTA DI CANCELLARE I RECORD MONDIALI PRE-2005: IL COMMENTO DI FRANCO BRAGAGNA

Ciao Franco, partiamo dal salto con l’asta, che è stato recentemente funestato dagli incidenti capitati al 19enne Cuculo e al 17enne Valsecchi: come mai questi incidenti si sono concentrati nell’ultimo periodo? È possibile evitare tutto questo?

”È impossibile togliere totalmente la componente di rischio da una specialità rischiosa com’è il salto con l’asta, ma è curioso questo fatto: per un sacco di anni non erano accadute cose particolarmente gravi nel salto con l’asta, mentre nel giro di poco tempo se ne sono concentrate due con dei ragazzi che per fortuna sono rimasti in vita. Qualche anno fa, e qui torniamo ai primi anni Duemila in America, erano morti due saltatori con l’asta durante delle gare universitarie: da lì in poi, alcuni saltatori, tra i quali il più famoso è quel Toby Stevenson che centrò un argento olimpico ai Giochi di Atene 2004, decisero di cominciare a saltare col caschetto. Stevenson veniva preso in giro, perchè dicevano che c’era dietro una componente di marketing, per meglio farsi notare ecc ecc.: in realtà non c’entrava nulla il marketing, ma era solo una questione di sicurezza. Voglio ricordare che una ragazza bellissima, che sorride alla vita, ma ora è costretta a farlo da una carrozzina e da un luogo non lontano da casa mia (dato che io abito a Bolzano e lei a Innsbruck), si trova in quella situazione a causa di un incidente nel salto con l’asta: Kira Grunberg era una delle possibili grandi future astiste europee, è rimasta in sedia a rotelle, e lì dalla carrozzina tuttora manda messaggi positivi a tutto il mondo. Sono andati in tanti a trovarla, tra cui Renaud Lavillenie, e lei si è emozionata fino alle lacrime: ma le lacrime le fa venire lei per il messaggio che lancia, ”guardate che è successo a me: la vita deve andare avanti e con lei il salto con l’asta”. Capisco che passare per un misticismo da vita che deve andare avanti al salto con l’asta, che è una delle discipline più sofisticate e tecniche, non è un passo breve, ma questo è”.

Toby Stevenson

Restando sull’attualità, come giudichi l’assurda proposta (non riportiamo il ”tecnicismo” usato con Franco, ndr) di cancellare tutti i record mondiali dell’atletica che sono stati realizzati prima del 2005? Verrebbe annullato, tra gli altri, il record di Mennea, e il mondo finirebbe col dare per scontato che tutti gli atleti pre-2005 fossero dopati…

Questa proposta è davvero brutta, mi piace davvero poco. Vi regalo una curiosità, se volete: questa proposta è nata a poca distanza dalla sede di Radio Ticino, nella Lomellina o quantomeno da una persona originaria della Lomellina. Nasce da un pour-parler, non so al tavolo di quale bar, forse un temple-bar visto che oltre all’abitante della Lomellina già citato, che tra l’altro è Gianni Merlo, responsabile dell’atletica per la Gazzetta dello Sport e presidente della stampa internazionale, l’altro interlocutore è l’ex capo ufficio stampa della federazione europea, l’irlandese Pierce O’Callaghan (da qui il temple-bar e il discorso sull’Irish whisky). Quest’idea nasce in sordina, poi se ne impossessa il presidente della Federazione europea, il norvegese Svein Arne Hansen, colui che un tempo organizzava il meeting di Oslo e tutto il resto, e poi l’ipotesi viene lanciata in resta: è soprattutto una proposta europea, dunque. È vero che nelle liste dei record del mondo, nazionali ed europei, la puzza di zolfo è notevole, però non si può fare di tutta un’erba un fascio: mi viene in mente, anche perchè Radio Ticino ha una sua valenza di tipo mistico, Jonathan Edwards. Atleta fantastico, che inizialmente non saltava la domenica perchè secondo lui tutto ciò era contrario a Dio, che poi tornò su questa cosa con un ragionamento del tipo ”Dio mi ha dato il talento, è giusto che io lo metta sempre in mostra”: ecco, quel record del 1995 (18,29m nel salto triplo), verrebbe cancellato, e definire Jonathan Edwards o altri campioni come atleti in odore di doping mi pare decisamente astruso. Non ripeto il termine che avete usato voi (ride, ndr), ma dico che questa è una ”muccata” pazzesca, usando un termine regionale del settentrione e non la terminologia toscana: è una brutta proposta, questa di gettare tutta l’atletica in un calderone, e faccio un parametro con altre discipline. Lo sport in assoluto più colpito dal doping è il sollevamento pesi, che tra l’altro ha grandi cultori e grandi tecnici in zona pavese: è quello lo sport più dopato della storia, con il ciclismo a ruota, anche se sembra in grado di venire fuori, nonostante nella notte siano stati ”presi” due atleti dopati. Cos’ha fatto la federazione sollevamento pesi? Ha fatto una cosa più astuta: ha cambiato le categorie di peso in funzione del cambiare le migliori prestazioni di ogni sua specialità, e ha provato a venirne fuori, facendo una regola terribilmente luciferina: per ogni federazione aderente alla Federazione mondiale, al secondo caso di doping venivano squalificati tutti. Una regola barbara e sbagliata, nel senso che se una federazione avesse avuto solo quei dopatoni e tutti gli altri puliti, non avrebbe potuto comunque portare nessun atleta: negli anni d’oro dello sci di fondo, si diceva che anche lì ci fosse un po’ di puzza di zolfo negli atleti azzurri, ma in questo c’era un personaggio che si salvava, quella Stefania Belmondo che era ed è un manifesto dell’antidoping. Ecco, con quella regola della federazione sollevamento pesi, anche Stefania Belmondo non avrebbe più potuto partecipare a causa degli altri chiamati in causa dall’antidoping: non è bello, e diciamo che l’atletica non potrebbe uscirne come il sollevamento pesi. Perchè nasceva tra Dublino e Vigevano quest’idea? Per la necessità di mettersi in mostra di due giornalisti: l’irlandese tra l’altro era un marciatore, e non mi risulta che a Gianni Merlo la marcia piaccia, anzi. Mi ricordo una chiacchierata tra me e lui nel lontano 1995, quando io ero un giovane giornalista e lui diceva ”io conto di rimanere in Gazzetta a vita, perchè se andassi via come potrei incidere?”. Io, giovane cronista, gli risposi che volevo continuare a fare questa cosa meravigliosa che è raccontare l’atletica per tutta la vita, e che ”il nostro mestiere non è quello di incidere, ma di raccontare”: probabilmente in quel pour-parler si voleva incidere. Ah tra l’altro, notizia di oggi è che la Federazione francese ha usato le stesse parole usate da voi, definendo questa proposta una… pazzesca, come diceva Fantozzi: parliamo di una federazione pesantissima”.

FABRIZIO DONATO E LE PROSPETTIVE FUTURE DELL’ATLETICA AZZURRA: IL GIUDIZIO DI FRANCO BRAGAGNA

Facendo un passo indietro, dato che abbiamo parlato di salto triplo: il triplo è stata una delle poche discipline a salvarsi agli Europei indoor, con l’argento del classe ’76 Fabrizio Donato. È possibile che un 40enne, per quanto forte, tenga ancora in piedi un intero movimento (che spera di recuperare a breve Tamberi, ndr), e quali sono le prospettive in vista dei Mondiali di Londra (4-13 agosto)?

”In realtà ne ha ormai 41, è un atleta fortissimo e una persona squisita, che ha capito tardi, perchè altrimenti avrebbe ottenuto di meglio e, parole sue, ”non solo una medaglia di bronzo a Londra 2012”, tutte le dinamiche della gara ecc. Ha cominciato a capirle, me l’ha confessato, a 35 anni, e questo è un peccato perchè ha bruciato qualche anno: Fabrizio ora è talmente padrone di sè stesso da poter fare anche un salto solo, sapendo però che se lo completa può arrivare nelle primissime posizioni. Ha salvato l’Italia a Belgrado, dove siamo andati male male, salvo Donato stesso che è un atleta sugli ”anta” (e questo non rappresenta un bel biglietto da visita per il movimento). Si dovesse andare ai Mondiali ora, la carta importante per l’Italia sarebbe quella di Antonella Palmisano, marciatrice pugliese molto brava (è arrivata 4a a Rio 2016) che ha sfiorato ad Orvieto il record mondiale della 10km di marcia su pista e, dopo due anni in cui ha sfiorato la medaglia sia alle Olimpiadi brasiliane che ai Mondiali 2015 di Pechino pur avendo pochi chilometri nelle gambe a causa degli infortuni e dello scarso allenamento, stavolta non si è fatta male ed è in piena condizione. Anche grazie all’assenza dei russi e delle russe per le conseguenze dello scandalo-doping, io credo che Antonella Palmisano potrebbe vincere il titolo iridato nella 20km di marcia femminile: è lei la nostra grande speranza, per il resto c’è poco altro, come si è visto anche a Belgrado, dove avevamo tre uomini da oltre 8m nel salto in lungo (Randazzo, Jacobs che era tra i medagliabili e Howe, tornato ed allenato da Donato) e solo il meno forte è approdato in finale”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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