È uno dei grandi protagonisti del nuoto italiano degli anni Duemila, uno dei nuotatori più amati dal pubblico e dagli appassionati del Bel Paese: Massimiliano Rosolino è intervenuto ai microfoni di ”Azzurri di Gloria”, commentando gli Assoluti di Riccione, la situazione del movimento italiano (e dei nostri big), e raccontandoci alcuni aneddoti riguardo alle sue Olimpiadi. Ecco le sue parole!

Massimiliano Rosolino

Massimiliano Rosolino posa con la medaglia d’oro ottenuta a Sydney 2000 (Foto: messinasportiva.it)

MASSIMILIANO ROSOLINO INTERVIENE AI MICROFONI DI ”AZZURRI DI GLORIA”

16 settembre 2000: un italiano ottiene un risultato fantastico nei 400sl, il suo nome è Massimiliano Rosolino (o meglio, Massimiliano Edgar Rosolino, come da secondo nome british). È un argento bellissimo, quello di Max, che a Sydney 2000 vivrà la classica Olimpiade magica: 2° posto nei 400 con record europeo (3.43.40), oro nei 200 misti e bronzo nei 200sl, con tanto di podio sfiorato nella staffetta 4x200sl, trascinata da lui e da quell’Emiliano Brambilla che aveva perso il podio sulle 8 vasche per un solo centesimo. L’epopea di Rosolino continuerà poi a Fukuoka (oro nei 200mx) e Barcellona, ma non solo: è stata una carriera ricca di successi e soddisfazioni, quella di Massimiliano, che si è autodefinito ”un precursore” per il modo di interpretare alcuni metodi d’allenamento, e a Sydney si è arreso solo a quell’extraterrestre di Ian Thorpe. Una carriera che si è conclusa nel 2009, e che è stata contraddistinta dalla passione per il nuoto, una passione che, insieme al piacere di fare qualcosa che ami ”fa superare ogni difficoltà”: sono stati tanti gli ostacoli superati da Max in carriera, dagli avversari a quella rivoluzione dei costumoni che ha scombinato la sua carriera e quella di altri atleti, e l’ex nuotatore azzurro (classe ’78) ha raccontato questo e molto altro nell’intervista rilasciata ai microfoni di Azzurri di Gloria. Spazio anche alle sue valutazioni sugli Assoluti di Riccione, sul record che gli è stato strappato da Gabriele Detti (nuovo primatista dei 400 con 3.43.36) e tanto altro, per un atleta che ha vissuto intensamente ogni gara, e ora sta vivendo allo stesso modo la sua esperienza televisiva: Rosolino partecipa infatti al programma ”Pequeños gigantes”, ma questo non gli impedisce di essere sempre aggiornato al mille per mille sul suo sport, come potrete vedere da qui in poi!

GLI ASSOLUTI DI RICCIONE, IL RECORD DI DETTI, I BIG DEL NOSTRO NUOTO E IL MOVIMENTO AZZURRO: IL GIUDIZIO DI MASSIMILIANO ROSOLINO

Ciao Massimiliano, partiamo subito dal record italiano dei 400sl, che ti è stato strappato da Gabriele Detti durante gli Assoluti di Riccione: cos’hai provato quando il tuo primato è stato abbassato di soli 4/100?

”Quattro centesimi o quattro secondi, non cambia molto: quando vieni battuto, vieni battuto. Ma è ovvio che, quando si parla di record, la prima volta è meglio di poco, no (ride, ndr)? Detti è predestinato a fare meglio secondo me, lo dicevo anche durante le Olimpiadi di Rio: ha delle caratteristiche importanti, è un grande faticatore e un grande talento in chiave moderna, che è stato gestito molto bene dopo i Giochi, continuando a fare un ottimo lavoro. Questa cosa fa piacere, perchè io sono stato sempre uno all’avanguardia, quasi un precursore: ho iniziato a fare la preparazione atletica e l’altura mirata, e vedere la crescita consolidata dei nuotatori attuali fa piacere, perchè vuol dire che per 5-6 anni si sono impegnati parecchio. Forse più Detti, che Paltrinieri: Gregorio, da Londra a questa parte, è sempre stato il protagonista, mentre Gabriele veniva trattato quasi da sparring partner. Invece è un protagonista a pieni voti e mi piace molto, così come mi piace Paltrinieri. Tornando al record, per quanto uno ci sia attaccato, fa piacere cedere le redini dopo tanti anni (17, ndr)”.

Secondo te, Detti ha speranze di imporsi nei 400sl e diventare uno dei grandi protagonisti dei Mondiali di Budapest? E dove potrà arrivare l’Italia nella rassegna ungherese?

”Può essere sicuramente un protagonista. Credo che inizialmente punterà sugli 800, per poi dedicarsi a 400sl e 1500 che arrivano in sequenza e ”si tirano” a vicenda. Detti non fa allenamenti mirati su una distanza specifica, e mi fa piacere che sia andato forte sui 200, perchè sarà importante in chiave-staffetta e come traino del movimento. La squadra dovrà crescere a Budapest, e questo non significa necessariamente portare a casa più medaglie del solito: vorrei vedere atleti che si migliorano rispetto a Riccione in blocco, anche perchè non ha senso peggiorarsi a un mondiale. In tanti sono andati forte e sono costanti sia nella giornata che nel torneo, da Carini, a Detti, a Martinenghi e ci metto anche Restivo, che è stato pazzesco migliorandosi di tre secondi (record italiano in 1.56.55) in finale ed ha fatto un ottimo 100. Sono questi gli atleti che mi piacciono, e mi piacerebbe che salissero sul blocco con la voglia e la fame necessaria per conquistare la finale, anche se hanno obiettivi diversi: c’è chi deve migliorarsi, chi deve conquistare la finale, chi deve sognare un po’, chi deve vincere”.

Hai citato Martinenghi, uno dei giovani talenti che hanno illuminato gli Assoluti: curioso che quest’infornata di talenti sia esplosa dopo un’Olimpiade, quella di Rio, che sembrava sancire la crisi del nuoto azzurro (big a parte)…

”Assolutamente, questa è la prima volta che i giovani diventano protagonisti ”tra i grandi” agli Assoluti: hanno 18-20 anni, non possiamo sempre vederli come eterni talenti da svezzare. A 18 anni io cercavo di vincere medaglie olimpiche (Atlanta 1996, ndr), quindi penso che siano abbastanza lucidi da capire che hanno le qualità per raggiungere grandi traguardi, e riescano ad accontentarsi. Il talento c’è: Martinenghi mi piace molto, è determinato, lucido, educato, poi c’è Carini che ha fatto un salto di qualità pazzesco ed è veloce anche sul mezzofondo, e abbiamo tanti begli atleti. Dovremo fargli capire che tutto è possibile, che non occorre per forza essere alti 3m per andar forte o, com’è successo a Restivo, non devi per forza aver vinto in precedenza per vincere. Prendiamo Detti, è cresciuto in modo esponenziale anno dopo anno, e dietro crescono tanti talenti: risultati come questo fanno bene al movimento e fanno venir voglia di nuotare. Io ad esempio, dopo questi Assoluti, sono stato tutto ieri mattina in vasca pur non essendo un ragazzino e anche se ultimamente stavo nuotando poco: spero di non essere l’unico”.

Abbiamo parlato del miglioramento graduale di Detti, invece Paltrinieri è il classico talento naturale, che ora vuol fare anche la 10km: come lo vedi in questa nuova sfida, e come commenti la fantastica prova nei 1500 di Riccione, dopo un 800 così così?

”La verità è che Gregorio si ritrova svantaggiato dal programma degli Assoluti, che non ha batterie e semifinali negli 800 e nei 1500: lui si trova su blocco e deve dare subito il 100% o fare miracoli, a differenza di Detti che si riscalda coi 400m o degli altri atleti. A livello internazionale questo non accadrà, la gara di riscaldamento ci sarà sempre e Paltrinieri eviterà gare come quella degli 800, nella quale è stato leggermente non protagonista: nei 1500, però, ha reagito e dimostrato che non si fa intimidire dal compagno di squadra, anche perchè loro si sfidano ogni giorno in allenamento. Paltrinieri è uno dei fondisti migliori nella storia del nuoto, ha nelle corde tempi sotto i 14’40” che nuota in scioltezza, come Hackett nuotava 14’43” anche con la febbre. La 10km? Quella è una gara molto diversa, se fatta in acque piatte come spesso capita ai Giochi è gestibile, ma ricordiamoci che due ore di nuoto non sono paragonabili a 15 minuti, anche se lui nella 5km in piscina non ha rivali ed ha un grande potenziale: Gregorio dovrà fare esperienza in queste gare, non bisogna dare per scontato che riesca ad imporsi nel breve periodo. La 10km può essere il grande sogno in chiave olimpica, ma dovrà assimilarne i meccanismi e nel frattempo vincere le gare del presente”.

Il duo Detti-Paltrinieri, coi dovuti distinguo, può essere paragonato alla coppia Rosolino-Brambilla, per lo spingersi a vicenda nel periodo d’oro?

”Me lo auguro! La differenza è una: io ed Emiliano ci siamo confrontati solo negli ultimi anni di carriera, prima non abbiamo mai avuto il piacere di farlo perchè erano altri tempi, io mi allenavo a Napoli e lui a casa sua, quindi non ci vedevamo manco ai raduni. Detti e Paltrinieri fanno bene ad allenarsi insieme e duellare ogni giorno, perchè così arrivano alle gare e non temono nessuno: questo lo dice anche Morini”.

Chiudiamo la parentesi-Assoluti parlando di Federica Pellegrini: la Divina è stata ottima nei 200sl, centrando un 1.55.94 nonostante qualche linea di febbre. Può ambire alla medaglia iridata, e soprattutto, può arrivare a Tokyo 2020?

”Può arrivare a Tokyo, anche perchè col suo team ha trovato una comfort zone per la quale può mantenere i suoi equilibri senza sforare o fare chilometraggi folli/illimitati: lo stesso Magnini ha ormai una gestione spettacolare, l’anno scorso ha pagato lo scotto di voler fare km in più, e nel 2017 non è caduto nella trappola. L’1.55.94 non mi stupisce, lei è una che viaggia e ormai deve solo pensare a quale gara è più o meno importante, e merita un tempo più o meno competitivo: il fatto che sia diventata brava anche sui 100, le fa onore, significa che sta consolidando delle caratteristiche presenti anche in alcune delle sue rivali. In chiave-Tokyo, la vedo dura lottare per vincere, perchè si viaggerà intorno all’1’53”, mentre quest’anno tutto può succedere: se la Sjöstrom deciderà di non fare i 200sl e l’australiana non sarà in forma come a Rio, allora si spalancherà una porta per il podio. Federica, con quell’1.55.94, ha dimostrato di poter valere i primi posti”.

Sei stato un grande atleta nei 200 misti, con l’oro a Sydney e la vittoria ai Mondiali di Fukuoka: perchè l’Italia non riesce più a produrre campioni in questa specialità? È così difficile preparare quel tipo di gara?

”Secondo me il livello dei misti italiani si sta ”livellando”, e la verità è che tutti si dimenticano che per fare i 200 misti devi avere un motore resistente, e non basta essere veloce in ogni stile. Spesso si riduce tutto al classico ”sono veloce in ogni stile, li metto assieme e vinco”, bene, non è così: ho visto Fossi agli Assoluti, era in vantaggio di 2m e si è fatto riprendere da Turrini al tocco finale, hanno fatto 2.00.43 che non è un tempone, e dietro ci sono due atleti a 2.01. Ai miei tempi facevo 2’02” in batteria, poi andavo in finale e con 1’59” facevo il vuoto: meglio l’equilibrio attuale, a meno che non esploda l’atleta di turno che fa 1’59” e trascina anche gli altri. Come preparare i misti? Ci sono tante strategie, ma di certo per essere bravi nei 200mx devi avere uno stile molto dominante: io ero forte nello stile libero, poi avevo una gran potenza di fuoco nella rana. Nel delfino e nel dorso non soffrivo, ma non ero neanche bravo, ma adesso tutti tendono a passare forte ai 100, sui 55-56”, stravolgendo la gara, e poi nel nuoto il calo di velocità nel finale lo paghi carissimo: se passi da 2 m/s a 0.5 m/s, ti arriva addosso tanta di quella fatica che non ti riprendi più! (ride, ndr)”.

Passando a un altro settore momentaneamente zoppicante, come vedi i 200sl azzurri? Ci sono talenti emergenti, e come siamo messi in ottica-staffetta? Tra l’altro, tu avevi ottenuto ad Atene quella che è stata la prima medaglia olimpica per l’Italia delle staffette (bronzo nella 4×200, ndr)…

”Parlando di staffette, la 4x100sl ha del potenziale come sempre: non mi faccio influenzare dal cronometro, ci sono Dotto, Vendrame, Miressi che hanno tempi sui 48”, e poi c’è una certezza come Magnini. Non basta questo per avere il podio mondiale, ma se crescono fino a spingersi sui 48” netti e Dotto lancia bene il quartetto, allora ci si carica ed è tutto possibile. Lo stesso vale per la 4x200sl, che fatica da un paio di stagioni e ultimamente aveva mostrato tempi fuori dai nostri canoni, con degli 1’49” e 1’50” che si vedono negli juniores: ora però c’è Detti che ha fatto 1’46” ed è affidabile, pur non essendo uno specialista, e poi c’è Magli che è un talento emergente e mi piace, perchè è ”un fusto” ed è forte. Ha anche una buona velocità di base, e questo serve: a volte ci dimentichiamo che avere una buona velocità di base aiuta Magnini a fare 1’46” lanciato anche se in gara secca farebbe 1’48”, costruendo un 200 da 23”6 al primo 50 e 51” ai 100m. Anche Belotti, che ora fatica ma l’anno scorso ha fatto 1’47”, va letto nella stessa ottica, e se questi due vengono affiancati a Detti e Magnini, allora il quartetto ha potenzialità: certo, forse ci manca un elemento che possa dare lo sprint definitivo, ma piuttosto che forzare Dotto a gareggiare nei 200sl, forse sarebbe meglio non schierarlo dall’inizio nella 4×200, no (ride, ndr)? È così, Dotto alla fine non può improvvisarsi duecentista, devi avere una tua potenza di fuoco e lavorare sulla staffetta: non può succedere come capitò ad Atene, quando dissero a Rosolino ”se non vai in batteria non andiamo in finale!”, e io mi son messo a disposizione, ma dopo due giorni ero ancora a pezzi e non mi sono più ripreso…”

IL FANTASTICO ARGENTO CONTRO THORPE, LE EMOZIONI DI SYDNEY E LE DIFFICOLTÀ DI PECHINO: LE OLIMPIADI E LA CARRIERA DI MASSIMILIANO ROSOLINO

Venendo alle tue Olimpiadi, che ricordi hai della fantastica gara dei 400sl, nella quale sei arrivato 2° dietro Thorpe con quell’ottimo 3.43.40?

”È stata la prima gara di Sydney, io so come si rompe il ghiaccio, ma nella mia carriera rare volte mi sono trovato a essere in forma smagliante nella prima mattina del primo giorno. È stata una di quelle giornate in cui ero grande padrone dei miei mezzi: ho nuotato 3’45” al mattino, come Detti, e 3’43” al pomeriggio, anche qui come lui. Sapevo di valere il 3’45”, poi mi sono sentito bene e mi son detto ”non mi ferma più nessuno!”: mi era venuta una grande sicurezza, anche perchè sapevo che gli altri atleti difficilmente sarebbero scesi sotto i 3’47”, ed ho provato a esagerare e non accontentarmi: ai 200m mi sono reso conto di essere dietro Thorpe (1° con 3.40.59, record mondiale battuto solo coi costumoni), ho cercato di stargli vicino e mi sono caricato, ma lui ha chiuso alla grande ed io avevo sprecato tanto nel tentativo di attacco. Il mio stile ha sempre previsto l’attacco agli avversari, mentre Detti segue uno spartito preciso, che conosce benissimo”.

Le Olimpiadi di Sydney 2000 sono state magiche per te: tre medaglie (oro nei 200 misti, argento nei 400sl e bronzo nei 200sl) in quella che è un po’ la tua seconda casa, dato che hai vissuto in Australia da bambino…

”È stata un’Olimpiade speciale, mi sono sentito speciale mentre gareggiavo: sentivo che quello era il posto giusto per consacrarmi agli occhi del mondo. I Giochi si possono fare anche in un posto sperduto perchè sono bellissime, ma per me era un motivo di vanto poter gareggiare e vincere in Australia, a casa di mamma e in un paese al quale ero e sono tuttora attaccato”.

Sydney 2000, tra l’altro, ha rappresentato un’edizione magica per il nuoto italiano, con sei medaglie e tanti protagonisti: oltre a te, si sono distinti Fioravanti, Rummolo & co.

”Abbiamo vissuto quei Giochi in maniera estremamente semplice, e al ritorno a casa sia io che Fiore (Fioravanti, ndr) ci siamo messi a lavorare ancor più duramente. Ricordatevi che alle spalle dei grandi atleti, ci sono dei grandi allenatori che molte volte sono incontentabili: lo era il grande Alberto Castagnetti, lo era il mio tecnico Riccardo Siniscalco e lo sono tuttora i tecnici più in auge, da Morini a Matteo Giunta che sta gestendo al meglio il suo poker di atleti”.

Nella tua carriera hai affrontato due mostri sacri come Thorpe e Vd Hoogenband: ci racconti qualche aneddoto su di loro, e sulle vostre sfide?

”In tanti mi dicono: ”se non avessi trovato sulla tua strada quei due, ora avresti almeno quattro medaglie in più”, ma in realtà, se non li avessi incontrati, non avrei lavorato tanto duramente per diventare come loro, no? Detto questo, vd Hoogenband l’ho affrontato più volte a livello giovanile e lo conosco molto meglio, mentre Thorpe è sbucato all’improvviso, un ragazzino impressionante che diventò campione del mondo dei 400 a Perth a soli 15 anni, compiendo un’impresa che tutti ricordano ancora oggi. A casa mia lo chiamano ”Il tonno” (ride, ndr), e ci sarà un motivo: era impressionante, ci sono stati anni in cui è stato immenso e faticavi anche solo a pensare di batterlo, pur provandoci in gara”.

Oltre alle sfide costanti, tu, Thorpe e vd Hoogenband siete accomunati dal ritiro intorno ai 30-31 anni (Max ha smesso nel 2009, ndr): è così difficile mantenere certi stimoli o la condizione d’oro nel nuoto?

”Fai conto che io ho iniziato abbastanza presto: a 17 anni ero in nazionale, poco dopo prendevo la prima medaglia (bronzo nella 4×200 europea di Vienna 1995) e a 18 anni ho fatto le prime Olimpiadi ad Atlanta. Non ho bruciato le tappe, ma non ho sprecato nessuna occasione: detto questo, si può continuare oltre quell’età, ma di certo rimanere senza costumone è stato un handicap per me. Se non li avessero introdotti, avrei potuto continuare, ma una volta che viene inserito nello stile libero e poi tolto, crei disagio: certo, i costumoni di ultima generazione non mi facevano impazzire, dovevo ancora capire come sfruttarli al meglio e non sono mai stato veloce come col costume gommato, ma col lycra mi sarei potuto giocare le mie carte. Invece, cambiare così le regole ”mi ha ammazzato”: ormai, gareggiando solo a stile, sbagliare la gestione del costumone o l’impostazione della gara significava sbagliare tutto, perchè non era più come da giovane, quando avevo molte discipline per recuperare. Tornando al discorso sull’età, continuare si può, e Magnini lo dimostra coi suoi 35 anni: Filippo è bravissimo, ha la bravura di sapersi gestire perchè vive in un contesto perfetto, nel quale ci sono Giunta, il suo preparatore e tra l’altro cura anche l’alimentazione. Magnini ha un feedback quotidiano e utilissimo, e tra l’altro vive quasi un contesto di centro federale, avendo in gruppo la Pellegrini con un progetto chiaro: io, invece, essendo un precursore su certe cose, mi sono trovato a smettere di divertirmi ed ho dovuto fare altre cose, che in seguito sono diventate la mia priorità dopo il ritiro (la tv ed altri progetti, ad esempio, ndr)”.

Hai citato i famosi costumoni, e allora ti ricordo che il tuo 3.43.40 sui 400sl è rimasto record italiano anche nell’era in cui veniva abbattuto ogni primato (è caduto solo con Detti, ndr): una piccola soddisfazione, no?

”Ovvio, però anche quello che usavo io era comunque un costumone, o meglio, il calzoncino con cui ho vinto le Olimpiadi, per un atleta sensibile, dà comunque un vantaggio rispetto al costume tradizionale: il mio calzoncino, anche se libero da vincoli regolamentari, era vantaggioso rispetto ai costumi attuali, anche se il tessuto è ottimo. Detto questo, è stato un peccato effettuare quella marcia indietro, bastava gestire meglio la politica d’utilizzo del costumone: non si può tornare indietro di 10 anni a livello di materiali, sarebbe un po’ come se ora riducessero le Olimpiadi a 5 giorni o levassero le semifinali. Così non si migliora”.

Chiudo chiedendoti le sensazioni della tua prima Olimpiade, quella di Atlanta, e quelle degli ultimi Giochi, le Olimpiadi di Pechino 2008…

”L’emozione provata ad Atlanta è stata meravigliosa, un po’ come guidare la prima macchina, quelle cose che non dimentichi mai anche se era usata e scassata: non ho mai fatto una gara con 15mila persone, in batteria mi sono scese le lacrime, ma ero determinato come il ragazzino che vuol vincere. Questo perchè la voglia di vincere devi averla anche da piccolo, senza mai accontentarsi, dando il massimo e divertendosi perchè tutto è possibile. Questo riguardo Atlanta, mentre Pechino è stato un autentico bordello: hanno tolto i costumoni e non si è capito niente. Valevo una finale nei 400sl e la medaglia nella 4x200sl, ma abbiamo sottovalutato gli effetti collaterali dell’innovazione tecnologica: avevamo lavorato sodo e ci siamo ritrovati a dire ”vabbè, ho fatto quello che dovevo fare”, invece c’erano dettagli legati alla tecnologia da considerare. Il resto del mondo stava gareggiando da un po’ di tempo con strumenti alternativi, noi di fatto abbiamo indossato il ”pigiamone” nuovo solo per la notte degli esami e non basta: la Pellegrini è stata straordinaria a vincere in quel modo, anche con un pizzico di fortuna, ma l’anno dopo, con una maggior consapevolezza dei mezzi tecnologici, ha fatto due secondi in meno. Due secondi, ed era più in forma del 2008? Assolutamente no, vi ho dato questa chicca”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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